L’inchiesta della procura distrettuale di Roma sulla camorra nasce da lontano, da quell’omicidio di Modestino Pellino che già nel 2012 prefigurava scenari che andavano naturalmente oltre i ristretti confini di Nettuno: ne avevamo scritto su Paesesera.it, ne avevamo parlato più volte nel corso di questi anni. Naturalmente inascoltati.
Oggi l’inchiesta contro il clan Moccia rompe un altro tempio dell’ipocrisia: la camorra aveva messo le mani anche sull’ortofrutta. In particolare, secondo gli inquirenti il clan Moccia predisponeva strutture e mezzi strumentali per le attività commerciali, individuava i fornitori, procurava anche i clienti. E stiamo parlando di supermercati e ristoratori importanti. Secondo il procuratore Prestipino il commercio è il settore “più esposto alle attenzioni dei clan”. Non proprio una cosa marginale per l’economia della città.
Ecco, di fronte a questa nuova inchiesta (che racconta quello che chi guarda alle cose con onestà intellettuale già conosceva) mi piacerebbe conoscere il parere del capo della Camera di commercio, di Confesercenti, Confcommercio e delle altre organizzazioni del settore che mai si accorgono della presenza dei clan nel loro settore. Poi mi piacerebbe conoscere il punto di vista di Roberto Giachetti, Roberto Morassut, Ignazio Marino, Stefano Fassina e Alfio Marchini che sono così impegnati nell’esercizio di rancori personali, camminate, slogan e tattiche (che peraltro sono anche piuttosto scadenti) da non accorgersi cosa accade nella città che si candidano ad amministrare.
Da qui in poi il silenzio e la sottovalutazione cominciano a puzzare di complicità.
#eleroma
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