Artisticamente contro

C’era Peppino Mazzotta a raccontare di un paese della Campania dove non è poi così assurdo che sia nato Sandokan e Dario De Luca “U tingiutu” a portarti dentro il covo dei sequestratori in Aspromonte, Ernesto Orrico a parlare del mugnaio Rocco Gatto e di briganti. C’erano Maria Marino, Stefania Sardo e Alessandra Aulicino a sbatterti in faccia l’ostinato bisogno di vendetta di Peppina a nira verso gli assassini dei suoi due figli e c’era Valerio Strati che portava sul palco un processo di mafia scritto dal giornalista catanese Pippo Fava. C’era Massimo Barilla che raccontava di Salvatore Carnevale, ennesimo sindacalista siciliano ucciso da Cosa Nostra, e Gaetano Tramontana e Domenica Buda che passavano da Shakespeare alla tragedia di Rita Atria. C’erano storie di vita e di morte, di trasformazioni sociali e di diritti negati. C’era Nino Racco a mostrarti la differenza tra il ’68 a Praga e quello della sua Bubalina ed Elena Fazio a farti sentire il dolore della violenza domestica. C’era Rachele Ammendola a svelare la faccia scura della Calabria e c’erano Dario Natale, Maria Teresa Guzzo e Gianluca Vetromilo che ti facevano guardare in faccia la storia dei due netturbini Pasquale Cristiano e Francesco Tramonte uccisi nel 1991 a Lamezia Terme. E c’erano le incursioni musicali di Peppe Voltarelli, cantante, attore, istrione. Artisti calabresi contro. Tutti insieme sullo stesso palco. Quello di Reggio Calabria della Lunga marcia della memoria dell’associazione daSud per una maratona di teatro e musica antimafia. Non era mai accaduto in Calabria, non così. Alla fine quando anche la balera di fronte ha ceduto, e mentre i suoni del valzer erano ormai solo uno stridulo ricordo, dal palcoscenico di Reggio Calabria si continuava a esercitare la memoria. Artisticamente.

Lascia un commento