Tra pochi giorni scade il bando per scegliere il soggetto che dovrà vendere 12 immobili dell’ente e acquistare la torre dell’Eur che ospiterà tutti gli uffici della Provincia. Parla l’assessore al Bilancio Antonio Rosati. Valutazioni, costi, tempi e i rischi dell’operazione finita nel mirino di giornali, costruttori e centrodestra. “Risparmieremo 5 milioni di euro all’anno”. Sull’inchiesta della Corte dei conti: “Siamo sereni”
“Sì, l’operazione è stata decisa dalla giunta Gasbarra”. Inizia così questa conversazione nella stanza dell’assessore provinciale al Bilancio Antonio Rosati, l’uomo che per conto della giunta di Nicola Zingaretti ha in mano la partita delicata dell’acquisto della nuova sede unica della Provincia. Una vicenda che è stata al centro di violente polemiche giornalistiche e politiche e su cui sta indagando la Corte dei conti. Così a poco più di dieci giorni dalla scadenza (alle 12 dell’1 ottobre) del bando per l’individuazione della Società (Sgr) che dovrà gestire la vendita del patrimonio della Provincia e l’acquisto della nuova sede dell’Eur, vale la pena fare il punto. Per capire di che tipo di operazione si tratta e come la Provincia di Roma risponde alle critiche che le sono piovute addosso. “L’operazione è stata decisa dalla giunta Gasbarra”, ripete. Ma aggiunge: “Ma io c’ero già, ero assessore al Bilancio anche allora”, come a dire che non c’è nessuna intenzione né di rinnegare né di scaricare eventuali responsabilità sul passato. E precisa però: “Era il 2005 ed era un’era geologica diversa”, oggi cioè le condizioni economiche e di finanza pubblica sono diverse. Eppure la Provincia ha deciso di andare avanti. Rosati spiega perché. E parte da lontano.
SENZA PROGRAMMAZIONE – “Nel corso degli anni non c’era stata nessuna programmazione a proposito della collocazione degli uffici – sottolinea – frutto del fatto che le deleghe assegnate alla Provincia sono cresciute poco per volta”. Il risultato è stato che “ci troviamo sedi, in affitto o di proprietà, sparse per tutta la città. Abbiamo pensato allora che sarebbe stato meglio avere un’unica grande sede prevalente”. Che significa che restano soltanto Palazzo Valentini per la presidenza e il consiglio provinciale e Palazzo Incontro.
LA SCELTA DEL LUOGO – Così la Provincia, “anticipando un processo di spending reviuw ha fatto la verifica e il riordino del patrimonio”, e ha fatto un bando europeo “per cercare una zona dove realizzare 48/50mila metri quadri di uffici con parcheggi in una zona relativamente centrale”. L’advisor di questa operazione era Risorse (oggi Risorse per Roma) “di cui eravamo soci: la legge ci permetteva di fare un affidamento in house”. La scelta è caduta su un complesso di proprietà di Parsitalia (che poi ha “trasferito” l’operazione al fondo immobiliare Upside, gestito da Bnp Paribas) che si trova all’Eur nella zona di Castellaccio. Certo non al centro. “Eppure non è affatto una zona abbandonata – si difende Rosati – ma lo stesso luogo del ministero della Sanità, del palazzo della Mobilità di Atac, di molte importanti aziende: una zona di città consolidata”. Un problema, quello del luogo, che ha visto anche le proteste dei sindacati: “L’intera procedura è stata spiegata e condivisa – precisa – 1800-1900 lavoratori miglioreranno le loro condizioni”. Quanto ai trasporti “naturalmente ci saranno le navette dalla stazione della metro”.
DALL’AFFITTO ALL’ACQUISTO – La prima ipotesi prevedeva di “prendere il palazzo in affitto a circa 17/18 milioni di euro per 18 anni”. Il contratto prevede però anche l’opzione dell’acquisto. La cifra per gli uffici, racconta Rosati, è “di circa 4500 euro più iva al metro quadro in una zona da 8000 euro per abitazioni di lusso”. Alla fine il costo sarà di circa 220 milioni di euro più iva (circa 263 milioni). Una somma che non convince affatto i critici dell’operazione: “In quel momento – replica – la cifra era assolutamente vantaggiosa, oggi possiamo dire che siamo in linea con il mercato. Non voglio rispondere sul fatto che il valore è sbagliato: tutti hanno capito che si tratta di un’argomentazione pretestuosa”. Ma non è questo l’importante per Rosati, quanto “i vantaggi che introduciamo dal punto di vista energetico e dello smaltimento dei rifiuti”. E non solo: “La struttura ha una mensa, un asilo nido, 950 posti auto (alcuni dei quali possono essere anche messi a frutto) e un auditorium modulare da 50 a 600 posti”. In più, sottolinea l’assessore, “voglio precisare che stiamo parlando di luoghi assolutamente idonei per il lavoro”. Tutto questo ha anche un vantaggio economico: “A regime, nel rapporto tra manutenzione ed energia, abbiamo calcolato un risparmio di 5 milioni di euro all’anno. E non si possono quantificare il valore del tempo risparmiato per le riunioni e il migliore coordinamento del lavoro”.
L’ERA ZINGARETTI – Riprendiamo il racconto delle procedure. “Intanto la torre veniva costruita” e si arriva alla giunta Zingaretti che conferma, nell’ottobre del 2010, l’intera strategia che – nel frattempo – prevedeva l’acquisto della torre. E’ quindi il momento di elaborare un piano economico-finanziario “che aveva tre gambe: una parte dei soldi l’avremmo trovata con un mutuo e quindi con una rateizzazione a tassi molto bassi” visto che la Provincia è ritenuta “un’Amministrazione virtuosa che ha abbattuto il debito di 300 milioni e ha avuto il massimo” come rating da parte di Standard & Poor’s. La seconda gamba, invece, “era rappresentata dall’avanzo di amministrazione, la terza era data dalla vendita di una parte di patrimonio”. E’ in quest’ottica che la Provincia ha razionalizzato i suoi immobili che, come sostiene la perizia di Abaco-Gabetti, “hanno un valore di circa 245 milioni di euro e che sono in condizione di essere venduti”. E si tratta di un patrimonio “di grande pregio” come l’immobile che ospita la caserma dei carabinieri di piazza del Popolo, i palazzi di via dei Prefetti, di viale Trastevere, di via delle Tre Cannelle o quello dentro Villa Pamphilj”.
IL CAMBIO DI STRATEGIA – La giunta Zingaretti però ha dovuto cambiare ben presto i suoi piani. Come spiega lo stesso assessore al Bilancio: “La legge di stabilità ci ha cambiato le carte in tavola: non potevamo più fare mutui, non potevamo più usare l’avanzo di bilancio”. E non si poteva certo trascurare una questione che diventava sempre di maggiore attualità: ci sarebbe stato ancora l’ente Provincia? Un dibattito che ha poi portato all’abolizione delle province e alla nascita della città metropolitana. “In questa situazione ci è venuta in soccorso la Spending review – spiega Rosati – che chiarisce come fare un uso più forte del patrimonio”. Quanto invece all’abolizione della Provincia “la risposta è molto semplice: tutti i patrimoni si trasferiscono all’area metropolitana e quindi la torre dell’Eur sarà la sede dell’area metropolitana”. Forse, cambiate le carte in tavola, si poteva anche evitare di fare l’acquisto. Rosati non è d’accordo: “C’era un contratto che diceva di comprare. E c’era un possibile risarcimento danni”. Rispetto alla quantificazione del danno eventuale, Rosati si limita a dire che “in questi casi c’è il codice civile e si può arrivare persino all’intera somma”: Poi aggiunge che “su questo tema abbiamo anche sollecitato la Corte dei conti”. I giudici contabili “con estrema prudenza ci hanno detto: attenzione, c’è un contratto e va onorato”. Forse, aggiunge Rosati mostrando orgoglioso la sentenza, “sono stati convinti anche dal fatto che la sezione regionale della Corte dei conti, chiuso il monitoraggio sui nostri conti, ha affermato che siamo un’amministrazione all’avanguardia”. C’era anche una componente di natura personale in questa valutazione: “Sì, il rischio di una causa era anche per i singoli amministratori. A questo punto mi faccia ringraziare i colleghi per la fiducia”. E precisa: “Insieme ci siamo detti che stavamo facendo un’opera di modernizzazione politica e abbiamo deciso di andare avanti”.
L’INDIVIDUAZIONE DELLA SGR – Di qui la decisione di individuare la Società di gestione del risparmio (Sgr) per “prendersi cura” del patrimonio immobiliare dell’ente e per acquistare la nuova sede. E di qui, probabilmente, l’aumento degli attacchi all’indirizzo della giunta Zingaretti: “Critiche legittime, certo. Ma provenienti da un grande giornale legato al gruppo Caltagirone – sottolinea – Su questo voglio solo sottolinare che in Italia è possibile che coincidano le proprietà dei giornali con le grandi potenze economiche”. Il riferimento, naturalmente, è allo storico quotidiano della città, il Messaggero, “che vedo – sottolinea con malizia – che in questi giorni sta elogiando il tentativo del Comune di organizzare anche lui una Sgr”. Spiega: “Abbiamo fatto un Bando europeo per la Sgr che dovrà gestire il fondo immobiliare”, dentro il quale staranno i 12 immobili destinati alla vendita, che è “al 100% della Provincia e che avrà il compito di trovare sul mercato i circa 250 milioni di euro necessari per comprare la torre”. Il tutto dovrà avvenire in tempi “congrui”, cioè entro tre anni. Aggiunge Rosati: “Forti del patrimonio immobiliare – sottolinea – si rivolgeranno al sistema bancario per trovare i soldi per l’acquisto” della torre. L’indebitamento con le banche si affronterà “con l’affitto pagato al fondo” per gli immobili.
I RISCHI – Resta da capire una doppia variabile: la prima è se non si presenterà nessuno alla scadenza del bando, la seconda è se i tre anni non saranno sufficienti alla Sgr per vendere i 12 immobili e quindi non si raggiungerà una cifra sufficiente all’acquisto. Rosati si dimostra fiducioso: “Ci sono molti fondi sovrani (cinesi e arabi soprattutto) interessati a un certo tipo di mattone. E, visto che si tratta di immobili unici, pensiamo persino di potere avere un piccolo delta per fare investimenti”. E precisa: “Abbiamo prorogato la scadenza del bando perché ci sono arrivate richieste di chiarimenti. I quesiti sono pubblici”. Un interesse che rende Rosati tranquillo: “Speriamo arrivino almeno due offerte”. Se invece non si dovesse presentare nessuno “ci rivolgeremmo alla Cassa depositi e prestiti, che ci ha dato in questa procedura preziosi aiuti, o faremmo la vendita al massimo realizzo”, dice Rosati. Quello che è sicuro, sin d’ora, è che la base del bando “è di 235 milioni, al di sotto dei quali non si può andare”. Si valuterà se è più conveniente vendere l’intero pacchetto o i singoli “pezzi”. E se proprio si dovesse chiudere a quella cifra, si aprirà una trattativa con la proprietà della torre e “sono sicuro che 235 milioni in mano un accordo si troverà”. Insomma, nessuna operazione è immune dal rischio. “Certo i rischi sono sempre – ammette – ma che dovremmo dire al governo Monti che ha sbagliato una previsione sul Pil che ci è costata 30 miliardi?”.
“UNA SCELTA GIUSTA” – Su tutta la vicenda è in corso un’indagine della Corte dei conti. Un dato che Rosati considera normale (“vista la campagna di stampa che è stata fatta”) e per nulla preoccupante: “Abbiamo fornito tutti gli elementi del caso. Diciamo che sarà un ulteriore elemento di garanzia ed efficienza”. Una storia lunga e contrastata, utilizzata nella polemica politica contro Nicola Zingaretti e la sua giunta, un’operazione complessa e rischiosa. Che merita un primo bilancio. Rifare oggi, alle condizioni di oggi, la stessa scelta? L’assessore ci pensa. Poi dice: “Prenderei anche oggi questa decisione, farei l’intera operazione confortato dalla Spending review. Se non l’avessimo avuta, certo avremmo dovuto aspettare. Ma ci è stata offerta una strada concreta per mettere il patrimonio a frutto e avviare un processo di cambiamento vero per la pubblica amministrazione”. E non solo: “Lasciamo in dote una torre straordinaria, che ancora vale un po’ di più del valore di mercato”. Con un rimpianto: “Il palazzo di Tre Cannelle non avrei voluto venderlo. E infatti nella prima ipotesi”, quella precedente al patto di stabilità, “non era in vendita”. L’intervista finisce. E l’operazione della Provincia progettata da Rosati – in attesa del vaglio della Corte dei conti – passerà il vero esame: la scadenza del bando. Rosati però riprende: “Vorrei aggiungere una cosa per me importante”. Prego. “Dopo venti anni di Berlusconismo, anche il centrosinistra deve farsi carico di uno scatto di orgoglio ulteriore e di comportamenti inattaccabili. E la nostra è stata una scelta trasparente, rigorosa e lineare. Voglio dirlo ai cittadini prima ancora che ai nostri elettori: non è vero che è tutto sporco, si può amministrare bene”. Che poi è anche l’auspicio di tutti i cittadini.