Relazioni pericolose

Due quadri per raccontare Roma oggi. A partire da due notizie pubblicate da Paesesera.it.

Il primoquadro. Due coniugi arrivano a Roma e desiderano comprare una villa in via Boccea, proprio di fianco alla casa acquistata da un amico.Hanno saputo che in città si fanno buoni affari, si trova sempre qualcuno che chiude un occhio sulla provenienza dei soldi e si può accedere facilmente al credito. Il loro amico, per esempio, ha comprato il suo appartamento a 226mila euro in contanti e il notaio non ha segnalato, come pure prevede la legge, la sproporzione tra quei soldi e il reddito dichiarato. Decidono allora di andare in banca per chiedere un mutuo, nonostante una dichiarazione dei redditi al di sotto della soglia di povertà e l’impossibilità di fornire qualunque garanzia. Proprio per questo, appena qualche giorno prima gli era stato negato un finanziamento per l’acquisto di un’auto usata. Eppure in banca accade qualcosa di inusuale: viene accordato un finanziamento da 350mila euro. Un mega mutuo, di ben 40mila euro in più rispetto a quello richiesto. Strano? No, semplicemente – sostiene la magistratura che indaga su queste operazioni – la coppia sarebbe legata alla ‘ndrangheta e se deve andare in banca a Roma riesce a trovare quella con le porte aperte.

Il secondo quadro. un avvocato intasca parcelle milionarie perché è in grado di procurare ai propri clienti false perizie mediche. In questo modo boss, assassini e trafficanti di droga riescono a ottenere agilmente gli arresti domiciliari o il ricovero nelle cliniche private. Come ci riesce? Grazie alla preziosa (e profumatamente pagata) collaborazione di due periti medici del tribunale di Roma e di Velletri, un medico dell’Asl di Roma e il proprietario di una clinica privata. E grazie al contributo di un magistrato infedele.
Ecco. È anche questo la Roma di oggi, una città in cui le mafie sono presenti e ingombranti. Non soltanto perché ce lo hanno ricordato le cronache con i morti ammazzati che sono tornati di stringente e preoccupante attualità. Piuttosto perché i clan, presenti da decenni in città, sono entrati nel tessuto economico e sociale della Capitale. Qui operano con grande disinvoltura ed efficacia grazie a complicità importanti e decisive nel mondo delle professioni, dell’imprenditoria, persino dentro le banche o dentro le sacre pareti dei tribunali. Un coacervo di relazioni e interessi che rischiano di cambiare per sempre i connotati di Roma. A cui quasi nessuno sembra fare caso. Fingere di non vedere non è mai servito, da Sud a Nord. Non servirà neanche questa volta.

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