Un blitz con lezioni di sport e cultura popolare in pieno centro. Ad organizzarlo stamattina i ragazzi e le ragazze di Scup sotto la sede romana dell’azienda Unieco, in via Principe Amedeo. Un modo, creativo, per tenera alta l’attenzione sulla vertenza dell’occupazione del quartiere San Giovanni e per rivelare la loro verità: “Vi abbiamo sCOOPerti”, dicono “armati” di un volantino. E sostengono che lo stabile dell’ex motorizzazione civile di via Nola, 5 occupato (sgomberato e poi rioccupato) non sarebbe della F&F immobiliare (come risulta dalle visure camerali) ma sarebbe, appunto, riconducibile alla Unieco, una realtà nata dal mondo cooperativo dell’Emilia Romagna rossa. Un nuovo interessante capitolo, tutto da chiarire, di una vicenda che ha conquistato le cronache romane.
IN TRIBUNALE – L’azione di oggi avviene in concomitanza di un’altra vicenda che riguarda lo Scup che ha per titolo: “Azione a tutela del possesso per spoglio violento”. Nei giorni scorsi, infatti, la società proprietaria dello stabile, la F&F immobiliare guidata dall’amministratrice Fiorella Pagliuca, ha chiesto ai suoi legali di presentare un ricorso davanti al Tribunale civile di Roma contro l’associazione che dal maggio 2012 ha messo a disposizione del quartiere una nuova esperienza di occupazione che ha il suo fulcro nelle attività culturali e sportive. Oggi c’è stata la prima udienza (a cui Scup ha preferito non partecipare). Nella citazione in giudizio, i legali della F&F sostengono, tra le altre cose, che la società “è stata spogliata violentemente del possesso dell’immobile” e che gli occupanti hanno impedito l’intervento della società di vigilanza “incaricata della sorveglianza dell’immobile” e che tutto questo è avvenuto neutralizzando di fatto tutte le strutture protettive che erano state realizzate dopo lo sgombero. Un gesto compiuto con grande decisione.
ENTRA IN GIOCO IL GIGANTE UNIECO – Che è seguito a un’altra iniziativa. Qualche giorno prima, infatti, un rappresentante del mondo della cooperazione romana ha chiesto un incontro a Scup. Incontro accordato: la riunione s’è svolta presso la sede romana di Unieco, in via Principe Amedeo, e ha avuto per oggetto proprio l’occupazione di via Nola, 5. Al tavolo, oltre a Scup e al rappresentante del mondo della cooperazione che ha curato i contatti, anche un rappresentante della Unieco, un’azienda nata più di cento anni fa in Emilia Romagna, che raggruppa decine di cooperative “rosse”, che oggi è uno dei dieci principali general contractor italiani con un fatturato da 600 milioni di euro e che – con la sua divisione ferroviaria – a Roma è una delle aziende appaltatrici della Metro C. Assente invece la società immobiliare F&F titolare dello stabile. Nessun commento sull’incontro da parte del rappresentante di Unieco raggiunto al telefono da Paese Sera. “Diciamo che l’azienda – ha spiegato a Paese Sera il rappresentante del mondo cooperativo – è riconducibile alla galassia Unieco”. È l’unico chiarimento sul rapporto tra Unieco e F&F immobiliare. Poi nulla di più, se non la conferma dell’incontro e del fatto che “abbiamo aperto con Scup un’interlocuzione che non sappiamo dove porterà”. Al tavolo si sono fronteggiate le due posizioni: la richiesta della proprietà di rientrare in possesso dell’immobile e la rivendicazione delle attività sociali “in quello spazio” da parte dell’associazione Scup. Un canale tra le parti, insomma, è aperto e la trattativa, seppure molto difficile, è partita.
LA PROPRIETA’ – L’edificio di via Nola, di proprietà del demanio e passato in un fondo immobiliare (Fip), voluto dagli allora ministri Tremonti e Siniscalco, è stato venduto nel 2010 a una società, la F&F immobiliare che, denunciano gli occupanti, “risulta inattiva e i cui proprietari Fernando Morelli e Fiorella Pagliuca hanno rispettivamente 80 e 73 anni. La società avrebbe un attivo di 10mila euro e debiti per più di quattro milioni”. Una stranezza che secondo Scup adesso trova compimento. Attaccano con il volantino: “La F&F immobiliare non è altro che una scatola vuota”. Quale sia la verità si vedrà presto.
IL MUTUALISMO – Commenta Bartolo Mancuso, una delle anime di Scup: “Dentro Scup è rinata l’anima della cooperazione e del mutualismo” a cui si richiama proprio la storia di Unieco, “spirito necessario visto che stiamo vivendo una crisi economica fortissima”. Scup è un’occupazione particolare, messa in piedi da insegnanti sportivi precari e giovani che chiedevano spazio per i loro progetti e che in pochi mesi di vita “ha aggregato molta gente, i ragazzi che hanno dato vita ad una biblioteca e a una sala studio, genitori che hanno creato una ludoteca per i loro bambini”, raccontano gli animatori. Che quando lo scorso 25 gennaio sono stati sgomberati hanno trovato nel quartiere le alleanze giuste per tornare dentro lo stabile dell’ex Motorizzazione civile.
LA NUOVA BATTAGLIA – Oggi un doppio nuovo capitolo e un doppio motivo di frizione. Da una parte la F&F immobiliare che cita in giudizio Scup, dall’altra parte Scup che chiama in causa Unieco. La vicenda è tutt’altro che conclusa.