La Direzione nazionale antimafia nella sua relazione sul 2011 non ha espresso nessun dubbio: non si può parlare a Roma di una nuova banda della Magliana. E certamente non si può dire che la vecchia sia ancora quella di un tempo, non fosse altro che perché molti dei boss sono morti ammazzati.
Eppure mettendo in fila alcuni episodi degli ultimi mesi – e delle ultime settimane – si avvertono ancora forti e inquietanti i fantasmi della banda sulla vita della città.Il primo fatto è, naturalmente, la riesumazione della salma di Enrico “Renatino” De Pedis nella basilica dell’Opus dei di Sant’Apollinare al centro delle indagini per il rapimento della giovane Emanuela Orlandi, che ha visto negli ultimi giorni l’iscrizione nel registro degli indagati anche dell’ex rettore don Piero Vergari.
Ma a questa storia potrebbe essere collegato anche Giuseppe De Tomasi, alias “Sergione”, considerato il telefonista della Banda proprio nel caso Orlandi (anche se lui nega con forza come ha fatto da ultimo minacciando la giornalista di Chi l’ha visto Federica Sciarelli) che, pochi mesi fa, è finito sotto processo per usura ed estorsione. Ma non c’è soltanto il caso Orlandi. A far discutere la città anche la scoperta che Raffaele Pernasetti, “er Palletta”, uscito dal carcere, faccia il cuoco a Testaccio in una trattoria dove, secondo un pentito, si riuniva la banda. Per non parlare,poi, del cassiere della banda Enrico Nicoletti (uomo che vanta, o millanta, rapporti con la politica e non solo, da Andreotti al Vaticano): per gli investigatori, non è mai uscito dal giro tanto che, nell’ultimo anno, è finito due volte in carcere.
Personaggi vicini alla banda sono stati protagonisti, recentemente, di altri episodi di cronaca. Come Angelo Angelotti, l’uomo che ha indicato De Pedis al killer che lo ha ucciso nel ‘90, assassinato durante una rapina a Spinaceto. O come Vittorio Di Gangi, “Er Nasca”, considerato vicino a Nicoletti, arrestato con l’accusa di essere il capo di un’organizzazione di usurai. O, ancora, come Fabiola Moretti, la pentita della Magliana, arrestata per droga. Certo, si tratta di vicende scollegate, frutto di dinamiche diverse. Eppure forse non è un caso che sullo sfondo ci sia sempre la banda che ha spadroneggiato a Roma tra gli anni 80 e 90. E neppure che tutto questo torni d’attualità, ciclicamente. Come se la città non avesse risolto mai del tutto i suoi conti con il passato. Anche per questo, forse, è bene guardare dritto in faccia le mafie, senza suggestioni e dietrologie. Oggi, prima che sia troppo tardi.