Ater, il dirigente: tutto regolare. “Vogliono la lista? La chiedano”

ater-lungotevere-tor-di-nona_fullLa polemica sulla delibera 571 che prevedeva accelerazioni e semplificazioni nella vendita degli alloggi popolari aveva coinvolto il dirigente del settore Alienazioni Rodolfo Mari che respinge ogni accusa. E rilancia: abbiamo applicato le norme, sono state scelte politiche.

 

Il consigliere d’amministrazione Enrico Folgori ne parla come di un vero e proprio scandalo: ci sono 1756 case dell‘Ater vendute tra il 2004 e il 2006 grazie alla delibera della giunta regionale 571 che prevedeva semplificazioni e accelerazioni. Il problema riguarda il fatto che ne avrebbero beneficiato centinaia di persone che “senza diritti” avrebbero acquistato case popolari “a prezzi irrisori”. Un’accusa pesantissima (raccontata da Paese Sera nei giorni scorsi), insieme a quelle di una gestione inefficiente, che chiama in causa il presidente di Ater Prestagiovanni e anche il dg facente funzioni Bellia, che replicano: “Abbiamo rispettato la legge” e che comunque si rifanno al lavoro della commissione d’indagine interna che dovrebbe consegnare il suo dossier alla fine di ottobre. Una delle persone che finisce nel mirino di Folgori è anche il dirigente del settore Alienazioni dell’Ater Rodolfo Mari. Accusato, tra l’altro, di non voler consegnare la lista delle case vendute con la 571, di avere favorito un notaio, di avere forzato le procedure.

Mari, il suo ufficio è finito nel mirino. Che cosa è successo all’Ater con l’applicazione della delibera 571?

Rodolfo Mari apre la sua cartellina, risponde sfogliando documenti, atti, normative, sentenze. “La delibera 571 consentiva di vendere ai figli non conviventi. Una possibilità, oggi peraltro è prevista dalla legge, che comunque preservava il diritto ad abitare di chi stava dentro l’appartamento. E’ questo il cosiddetto vulnus di cui tanto si parla. Però è una decisione presa politicamente, non dipende dall’Ater. Se c’è una delibera e nessuno la impugna, noi dobbiamo limitarci ad applicarla”.

E allora perché il consigliere Folgori ha denunciato? E perché è stata avviata un’inchiesta interna?

“Le ragioni che hanno spinto il consigliere a fare questa sortita le conosce solo lui. Quanto all’inchiesta, invece, è partita perché una notizia è apparsa sui giornali che riguardava l’acquisto di un appartamento da parte di una collega avvenuto 7 anni fa. Si trattava di una normale impiegata, che solo 4 anni più tardi è diventata responsabile dell’ufficio vendite. Aveva saputo che una donna voleva rivendere l’alloggio e ha fatto richiesta di acquistare. E’ stata fatta l’istruttoria, la pratica è stata mandata al direttore generale che ha ricusato il diritto di prelazione e siamo stati autorizzati alla vendita. Niente di irregolare. Quali siano stati i contatti tra la donna e la collega non so e non mi interessa”.

Ma se è tutto chiaro perché si va avanti con l’indagine?

“Il precedente direttore generale, che è andato via il 30 giugno 2012, ha incaricato due avvocati di verificare se c’erano dei profili di illegittimità. Il 5 luglio 2012, giorno in cui erano stati presentati i risultati di questa verifica, non era emerso nulla. Il nuovo direttore generale ha ritenuto di incaricare di una nuova indagine un’altra commissione. Vedremo”.

Un altro caso “sospetto” viene segnalato da Folgori e riguarda la figlia di una dipendente di Ater.

“Si tratta della figlia maggiorenne di una collega che ha usato la formula dell’ampliamento del nucleo familiare: stiamo parlando di una richiesta avanzata nel 1993 e che, nel 1994, il commissario dell’epoca ha autorizzato. La figlia, nel 2000, quando ormai era diventata locataria, ha potuto comprare l’appartamento ai sensi della delibera 571. E’ tutto legittimo e autorizzato”.

Un caso riguarda invece anche sua figlia. E’ vero che era dipendente di un notaio che spesso veniva incaricato dall’Ater di fare le alienazioni?

“Sì, mia figlia lavorava presso questo notaio. Aveva un contratto di formazione/lavoro. Una volta scaduto il contratto se n’è andata. Ma questo non significa nulla. Stiamo parlando di un notaio che lavorava con l’Ater sin dal 1980 quando c’era un elenco di appena una trentina di notai. Solo nel 2008 l’elenco è stato riformato e adesso ce ne sono circa 300”.

Ma questo notaio romano è stato privilegiato? E’ vero che il consiglio del notariato ha chiesto agli associati di non fare queste vendite e che solo lui ha deciso di farle?

“L’altro elemento di vulnus della delibera 571 – che è quello contestato dai notai – riguarda la possibilità di rivendere l’appartamento acquistato dall’Ater prima dei cinque anni previsti dalla legge. Non c’è stata una contrarietà su tutta la delibera. E comunque insisto: si tratta di una norma autorizzata dalla Regione Lazio senza legge. In alcuni casi addirittura il commissario scrisse alla Regione per chiedere un parere e la regione rispose: “Nulla osta alla vendta”. A questa delibera io stesso ho espresso le mie riserve per iscritto, ho fatto delle osservazioni di cui nessuno ha tenuto conto. Per cui di fronte alla delibera, peraltro come dicevo non impugnata, non abbiamo potuto far altro che applicarla. Questo abbiamo fatto in questi anni, non c’è stato niente di illegittimo. Quando nel 2006 avevamo deciso di disapplicarla delibera il Tar prima e il consiglio di Stato poi, con sentenza del 4 giugno 2009, hanno dato torto all’Ater scrivendo che “l’istanza di disapplicazione è inammissibile”.

Ma è stato solo questo notaio a fare queste vendite?

“Le alienazioni sono state poco più di 1400, lui ne ha fatte appena un centinaio. In circa 60 casi, peraltro, ci è stato indicato dagli inquilini e non è stato scelto dall’Ater”.

E le altre alienazioni?

“Le hanno fatte gli altri notai. Piuttosto, quello che è vero è che le rivendite prima dei cinque anni adesso non sono fatte da nessun notaio. Dopodiché nel 2008 il consiglio regionale ha fatto salvi i contratti stipulati in precedenza e ha ripristinato il limite dei dieci anni per la rivendita. C’è solo una possibilità in alcuni casi di vendere dopo cinque anni. Se non si rispetta questa casistica i notai non stipulano”.

Il consigliere Folgori dice di avere chiesto l’elenco delle alienazioni in base alla 571. Perché non gli è stato consegnato questo elenco?

“Mai nessuno me l’ha chiesto. Neppure il direttore generale. I nostri alloggi sono a disposizione: in tutte le pratiche veniva inserita la delibera 571”.

Il direttore generale ha detto che questo elenco è difficile da fare perché non esiste l’informatizzazione in base alla delibera 571.

“Basta una giornata di lavoro. Se mi chiedono l’elenco in 24 ore siamo disponibili a fornirlo”.

 

Ater, membro cda attacca: “Vendite illecite”

ater-lungotevere-tor-di-nona_fullLo scandalo potrebbe scoppiare a proposito delle 1756 case vendute tra il 2004 e il 2006: semplificazioni e accelerazioni previste dalla Regione avrebbero favorito centinaia di persone che “senza diritti” acquistando case popolari “a prezzi irrisori”. L’accusa pesantissima è del consigliere Folgori: “Ho chiesto le liste delle compravendite, ma mi vengono negate. Forse è un elenco che scotta”. Nel mirino il presidente Prestagiovanni e il dg facente funzioni Bellia, che replicano: “Abbiamo rispettato la legge”

Fuoco amico – e accuse pesantissime – sull’Ater di Roma. Secondo un consigliere d’amministrazione centinaia di case popolari sarebbero state vendute “senza” che gli acquirenti ne avessero “diritto e a prezzi irrisori” attraverso la delibera regionale 571. Un caso che potrebbe riguardare 1756 case, vendute tra il settembre del 2004 e il giugno del 2006, grazie alla complicità di un notaio (poi radiato dall’albo) e con la collaborazione di un dipendente Ater. Un caso su cui è a lavoro una commissione d’indagine interna.

A sollevare il polverone è il consigliere d’amministrazione (area centrodestra) della stessa Ater Enrico Folgori. Che spara a zero contro il presidente dell’ente Bruno Prestagiovanni (anche lui di area centrodestra) e il direttore generale facente funzioni Massimo Bellia. Che si difendono: “Non potevamo che applicare la delibera 571”, perché era operativa. E se ci sono stati degli illeciti “sarà la commissione di indagine che noi abbiamo voluto a chiarirlo: i risultati dovremmo averli entro ottobre”.

L’ATTACCO DI FOLGORI – Quale che siano i fatti – e quali che siano le ragioni che hanno spinto Folgori a sollevare il caso – pesa in una città come Roma (con l’emergenza abitativa ai massimi livelli) che non ci sia la massima trasparenza sulla vicenda che riguarda 1756 abitazioni e su eventuali privilegi che sono stati applicati. Attacca il membro del cda: “L’Ater Roma sta vivendo una crisi oramai cronica, causata da passate gestioni molto allegre, caratterizzate da pressappochismo e mancanza totale di managerialità”. L’accusa è di avere “sempre pensato alle Ater come aziende da politicizzare per il proprio tornaconto personale”. Dice Folgori: “Ad oggi le imposte vengono determinate senza neanche avere lo straccio di un bilancio approvato, peraltro bocciato dal collegio dei revisori nella fase preliminare; vengono bandite gare senza la relativa copertura, si utilizzano fondi di decine di milioni di euro destinati per stanziamenti di ordinaria amministrazione per coprire i buchi lasciati da cattive gestioni”. “A tutto ciò è ora di dire basta – aggiunge – proporrò nelle prossime ore un crono-programma dettagliato all’attenzione dei colleghi del Cda” per il rilancio strategico economico dell’Ater.

“TROPPO ALTI I COSTI DELLA PRESIDENZA” – Folgori suggerisce di valorizzare il patrimonio con la spending rewiew visto che il patrimonio vale “almeno 20 miliardi di euro”, ma chiede che questa fase di rilancio escluda “coloro che hanno contribuito allo sfascio attuale”. E affonda i colpi contro Prestagiovanni: “Credo che sia fondamentale partire da una spending review interna che non può non tenere conto dell’enorme costo annuale della presidenza: alla segreteria personale, con 3 dipendenti interni e altri 4 esterni che costano solo loro all’Ater Roma circa 220.000 euro annue, in più dobbiamo contare il portavoce personale da 3.600 euro mese, l’auto blu con autista oltre ad una voce di bilancio personale per spese di rappresentanza. Chiedo al presidente Prestagiovanni di tagliare immediatamente queste spese che costano all’Ater Roma circa 400.000 euro all’anno senza contare il suo stipendio che mi risulta essere molto elevato”. Su questo Prestagiovanni, reduce da un piccolo intervento chirurgico, spiega a Paese Sera: “I costi non sono quelli indicati da Folgori, per esempio sul portavoce. Forse qualcuno nel cda voleva l’assunzione di due addetti stampa – aggiunge – comunque quando sono arrivato come commissario ho portato con me alcune persone per fare meglio il mio lavoro”. “Sui costi della presidenza – chiarisce – farò presto delle osservazioni”.

IL CASO DELLA 571 – Poi Folgori cambia obiettivo e prende di mira il direttore generale facente funzioni, Massimo Bellia, spiegando di avergli chiesto da circa 3 mesi “di avere la lista delle compravendite effettuate dall’Ater Roma che hanno beneficiato della delibera regionale 571, ovvero la stessa utilizzata da un dipendente dell’azienda per l’acquisto di un immobile di proprietà dell’Ater Roma ad un prezzo irrisorio”. Un caso che ha provocato la nascita di una “commissione di indagine interna” e che secondo il consigliere avrà anche delle conseguenze giudiziarie. In pratica, secondo il membro del cda, la legge 571 non doveva essere applicata per centinaia di casi visto che si tratta di una delibera “vergognosa” che persino “Il Consiglio del Notariato ha giudicato non applicabile” diffidando “tutti i notai” dall’applicarla. Un solo notaio ha ignorando la diffida (oggi è stato radiato “ma non so se per questa ragione”, precisa Bellia) “coadiuvato da un assistente – insiste Folgori – che sembra sia parente stretta di un personaggio dell’ufficio vendite dell’Ater, avvantaggiando cosi centinaia di persone che hanno in questo modo compiuto un illecito”.

“LA LISTA CHE SCOTTA” – Attacca ancora Folgori: “Ebbene ad oggi di quella lista non c’è nessuna traccia: la direzione generale – accusa – mi dice che il dirigente preposto a tale compito si rifiuta di consegnarla. Chi si vuole coprire? Chi sono i ‘fortunati’ beneficiari di tale vantaggio, quello di aver acquistato un immobile delle case popolari senza averne diritto e a prezzi irrisori? Evidentemente è una lista che ‘scotta’ a tal punto che mi hanno segnalato la presenza di un dirigente così zelante – sottolinea – da penetrare negli uffici dell’azienda addirittura il 15 agosto scorso per trafugare chissà quali misteri. Ho chiesto alla direzione di recuperare le registrazioni del sistema di video sorveglianza per identificare il dirigente zelante e assicurarlo alla giustizia”. Una storia, quella del 15 agosto, “che mi fa sorridere” spiega il presidente Prestagiovanni. Una storia “che non è vera”, aggiunge il direttore generale Bellia “visto che il nostro sistema di allarme e l’istituto di vigilanza, dopo verifica, ci hanno detto che nessuno era dentro gli uffici quel giorno”.

LA REPLICA – “La delibera 571 andava applicata perché fino a quel momento non era stata osservata. Si sarebbe potuto fare un ricorso al Tar che non spettava a noi. Scaduti i termini, non ci restava che applicarla”. E’ categorico su questo il presidente Prestagiovanni: “In ogni caso è a lavoro una commissione d’indagine che accerterà eventuali responsabilità”. Quanto agli atti di gestione, spettano al direttore generale al quale il presidente dice di avere chiesto lumi. Bellia: “La delibera doveva essere applicata – sottolinea – forse conteneva degli aspetti di non liceità, ma non è stata impugnata. Per cui, come ci ha detto anche l’avvocatura a cui avevamo chiesto il parere, non potevamo fare altro che applicarla”. E spiega: “La 571 serviva ad avviare un processo di accelerazione delle procedure di vendita – sottolinea – anche se non si trattava degli assegnatari, per situazioni particolari. Era un modo per fare fare cassa alle Ater che erano in difficoltà economiche”. Una procedura, ferme restando le due normative 560 e 42, che “anche in noi aveva suscitato delle perplessità e che pure siamo stati costretti ad applicare”. Insomma, secondo presidente e dg, se sull’applicazione obbligatoria ci sono state delle irregolarità (“se per tutti la delibera è stata applicata nello stesso modo”, precisa Bellia) sarà la commissione d’indagine interna (composta da tre dirigenti interni e due avvocati esterni) a stabilirlo “entro la fine di ottobre”. Due i casi da cui si è partiti: un dipendente che ha acquistato con la 571 e una che ha acquistato un appartamento che era stato occupato dalle figlie.

“LA LISTA CHE NON ESISTE” – La nota di Folgori di oggi non arriva certo come un fulmine a ciel sereno. Il dg se l’aspettava. Eppure “il 30 agosto ho risposto al consigliere – chiarisce – dicendo non che i dirigenti si rifiutano di fornire la lista, ma che la classificazione dei locali venduti viene fatta non in base alla delibera quanto piuttosto secondo la legge 560 o 42. E’ organizzato così il sistema informativo. Quindi bisogna aprire tutte le pratiche e verificare su tutto il venduto quando è stata applicata la delibera”. Per questa ragione, sostiene Bellia, “la lista non esiste”, le verifiche della commissione “sono fatte a campione” e “noi stiamo lavorando per l’elaborazione complessiva dei dati”. Insomma, “nessuno vuole tenere nascosto niente”. Adesso le polemiche. E la necessità di rilanciare l’Ater. Poi i risultati dell’indagine e l’eventuale intervento della magistratura.