La domenica è di quelle particolari e la politica che conta, una volta tanto, è lontana da Roma: Pier Luigi Bersani parla a Reggio Emilia e delinea il prossimo governo di centrosinistra che supera l’agenda Monti, Pierferdinando Casini interviene a Chianciano e dice che “dopo Monti c’è Monti”. Posizioni antitetiche, e apparentemente inconciliabili. Il premier è invece a Cernobbio e (non creduto da molti) continua a sostenere che è la primavera 2013 l’orizzonte del governo tecnico. In questo quadro, e con l’attenzione di tutti rivolta fuori dalla Capitale, nel pomeriggio una dichiarazione scuote la politica romana. Una domanda messa nero su bianco su un comunicato stampa esplicita quello che in tanti nel centrosinistra, e nel mondo dei movimenti che al centrosinistra guardano, dicono sottovoce. A porla è il consigliere provincile di Sel, Gianluca Peciola, sostenitore della prima ora di Nicola Zingaretti come candidato a sindaco di Roma. “Che succede nel Pd?”, chiede Peciola. E si spiega: “Le dichiarazioni di Gasbarra e di Marroni aprono scenari inquietanti e sembrano segnalare singolari e innaturali aperture all’Udc. Non vorremmo che il profilo civico e l’indipendenza dalle segreterie del partito da parte del presidente Zingaretti avessero creato scompensi nel sistema decisionale delle nomenclature del Pd”. Che tradotto, significa: l’apparato del Pd sta abbandonando Zingaretti? E per rendere più chiaro il suo pensiero evoca la clamorosa scontitta di Rutelli contro Alemanno.
Il riferimento è all’appello lanciato dal segretario regionale del Pd Enrico Gasbarra a “uscire dagli schemi precostituiti” nella costruzione dell’alleanza da contrapporre a Gianni Alemanno (o a chi sarà il candidato del centrodestra) alle prossime comunali. Parole che trovano il consenso di Umberto Marroni, che negli ultimi giorni s’è attirato più di qualche veleno e sospetto per una cena con il sindaco in un ristorante del centro scoperta dal Corriere della Sera. Il capogruppo Pd va oltre e traccia con precisione lo schieramento: le “forze di centro e di sinistra che oggi a Roma sono all’opposizione”.
Punti di vista certo legittimi, ma che curiosamente cadono proprio nel giorno in cui Casini e Bersani sembrano imboccare strade diverse. Punti di vista, quelli di Gasbarra e Marroni, che altrettanto curiosamente non citano mai la candidatura a sindaco di Nicola Zingaretti. E non dire, a volte, vale più di pronunciare mille parole.
Di qui la reazione pubblica di Peciola e un vorticoso giro di telefonate nel centrosinistra: che sta succedendo? E qualcosa forse accade se un politico esperto come il vicepresidente Udc della Regione Ciocchetti non si accontenta dell’apertura democratica, ma addirittura chiede l’azzeramento delle candidature in campo. Magari per proporre proprio un candidato centrista.
E se nel centrosinistra c’è una certa agitazione, non traspare nessuna reazione particolare dagli uomini più vicini al presidente della Provincia. Nessuno si stupisce delle frizioni interne al Pd, ma soprattutto si guarda con attenzione a Reggio Emilia: il fatto che Bersani abbia spinto sulle primarie nazionali non fa altro che legittimare ancora di più le primarie per la corsa a sindaco di Roma. Proprio il percorso auspicato da Zingaretti e su cui il presidente della Provincia lavora da molti mesi, sicuro della sua sintonia con i romani, nonostante le candidature di Patrizia Prestipino e di Sandro Medici, nonostante gli attacchi che provengono da pezzi dell’Italia dei valori e la freddezza di certi ambienti dentro Sinistra e libertà.
Quale che sia lo stato d’animo di Zingaretti, resta il fatto che le dichiarazioni di Marroni e Gasbarra un peso ce l’hanno e che l’aria negli ambienti politici si fa pesante. Pertanto forse non è un caso se in serata entrambi decidano di mandare alla stampa un nuovo comunicato. Gasbarra rilancia il suo progetto di alleanza oltre il centrosinistra e auspica la nascita di una “piazza democratica” che deve avviare “al più presto un grande percorso di ascolto per coinvolgere, in un programma di governo, tutte le forze politiche moderate deluse dal Pdl e alternative alla destra”. Marroni spiega che “è necessaria un’ampia alleanza di forze sociali e politiche di fronte al fallimento della destra al governo, forze che hanno collaborato all’opposizione e i tanti delusi della gestione fallimentare Alemanno”. Nessuna vera novità politica rispetto a quanto dichiarato poche ore prima. Questa volta però, in entrambi i comunicati, si fa riferimento alla candidatura di Nicola Zingaretti. “Un punto fermo”, per entrambi. Ed entrambi, curiosamente, pur facendo riferimento a percorsi di confronto democratico, non usano mai la parola primarie. Si vedrà.
E se su Zingaretti le tensioni – almeno ufficialmente – sembrano scemate nel giro di qualche ora, resta un nodo da chiarire: il rapporto con l’Udc e i confini dell’alleanza che dovrà sfidare Alemanno. Le posizioni dentro il Pd – come si evince leggendo le dichiarazioni di Gasbarra e Miccoli – partono da due punti di vista differenti, per certi versi contrapposti. La partita, anche su questo, è tutta da giocare. Sempre che i grillini non facciano brutti scherzi o che la discussione non venga rinviata al ballottaggio.